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FILOSOFARE CON I BAMBINI


Claudia Turzo
dott.ssa in filosofia Specialista in pedagogia clinica

Lo stupore e la curiosità dell’interrogarsi di fronte al mondo sono elementi propri dell’essere umano che già in tenera età inizia a porsi domande radicali sul senso del proprio esistere e della realtà che ci circonda.
I bambini a partire dai tre-quattro anni di vita vogliono sapere di tutto, da dove sono venuti, cosa significhi morire, come si spiega il miracolo della vita e spesso non basta rispondere alla prima domanda, essa infatti, sarà la prima di una serie di infiniti " Perché?".
Domande e risposte di chiara natura filosofica che in genere già nell’età scolare si spengono, trasformandosi in ovvietà e stereotipi.
Siamo allora chiamati a rispondere prontamente, a meravigliarci insieme a loro davanti al mistero del mondo in cui viviamo e che ci accoglie. La condizione umana è caratterizzata da una inquietudine che, se non riconosciuta e ascoltata, rischia di immobilizzarci sottraendoci la possibilità di intraprendere un autentico percorso di crescita.
Spetterebbe proprio alla filosofia, attraverso un’analisi essenziale, di cogliere il senso della storia e dell’uomo e di indicare il cammino da percorrere.
L’educazione al pensiero attraverso la pratica del filosofare può realizzare uno spazio di felicità nella misura in cui essa è donatrice di senso. Senso che si realizza nella mediazione che si instaura tra me e il mondo, tra me e l’altro-l’altra.
In questa prospettiva, il filosofare, inteso come capacità di riflettere su ciò che si ritiene importante ed essenziale, può divenire uno strumento educativo per educare a pensare.

PHILOSOPHY FOR CHILDREN: UN CURRICOLO PER IMPARARE A PENSARE
La "Philosophy for children" (conosciuta anche con l’acronimo P4C) rappresenta oggi, a più di trent’anni dalla sua creazione, una delle proposte più riuscite nell’educazione al pensiero.
La traduzione letterale in italiano "filosofia per bambini" potrebbe indurci a pensare che si tratti di una filosofia semplificata e adattata per i piccoli ma è sufficiente sfogliare uno dei libri scritti appositamente per il programma, per capire che saremo fuori strada. In questi racconti non vi sono riferimenti espliciti alla storia della filosofia, ne vengono citati gli autori o le autrici anche se i contenuti della nostra tradizione filosofica sono abilmente sottesi.
P4C è un curricolo che è anche un movimento educativo, è un metodo, oltre che ad essere un ideale pedagogico.
E’ stato creato intorno agli anni ‘970 da Lipman che era, all’epoca, un professore di logica alla Columbia University di New York. Lipman ha cercato di dare una risposta a un problema che lui percepiva in modo molto forte: si era accorto che gli studenti non sapevano pensare criticamente e manifestavano grossi problemi ad affrontare la sua materia.
Per questo motivo, Lipman si era interrogato anche su come riuscire ad insegnare a pensare, come insegnare la logica prima di quel momento. In quegli anni, la psicologia evolutiva si ispirava fortemente a Piaget, epistemologo genetico che ha elaborato una teoria molto ampia e consistente, relativa agli stadi del pensiero. Lipman si lasciò guidare dalla teoria pagetiana (a cui seguirono, successivamente, anche altri stimoli mutuati dalla psicologia della mente), per individuare intorno ai 10-11 anni l’età - corrispondente alla produzione del pensiero ipotetico-deduttivo -, in cui si poteva insegnare la logica.
Per questo Lipman iniziò il suo curricolo, scrivendo un racconto per bambini di 11 anni "Henry Stottelmeier scopre la logica" (si tratta di una storpiatura di Aristotele, considerato il padre della logica). La scoperta di Henri Stottelmeier è la scoperta che fece Aristotele per introdurre i ragazzini a una riflessione intorno alla logica.
L’altra forte intuizione di Lipman fu quella di creare un contesto tipico in cui insegnare la logica per far leva sulla forte carica emozionale del pensiero narrativo e che potesse, in qualche modo, attrarre i bambini.
Il suo sforzo fu quello di favorire un contesto educativo che potesse favorire lo scambio di punti di vista e la messa in opera di un pensiero logico formale ma anche informale.
Ed è per questo che lui di forte formazione pragmatica, sostenitore di Dewey, Peirce, Mead, pensò di fare propria un’idea di comunità di ricerca pensando che i bambini avrebbero dovuto riflettere insieme e avvicinarsi al pensiero logico all’interno di un ambiente particolare e accogliente.
Da qui parte l’esperienza di Lipman che invece di seguire un percorso evolutivo, invece di andare avanti nei racconti dei bambini più grandi, per gli adolescenti, si trovò a decidere di tornare indietro.
L’esperienza delle classi delle elementari era in grado di dimostrare che i bambini potevano avvicinarsi a questioni filosofiche rilevanti, di argomentare, di cambiari i propri punti di vista sulla base delle buone ragioni. Ed è per questo che Lipman scrisse a ritroso e creò gli altri racconti del curricolo.

VERSO UNA DEMOCRAZIA DI PENSIERO
Questi momenti di approfondimento sono un’occasione per portare la filosofia al centro della vita scolastica.
Il luogo per eccellenza del filosofare è la comunità di ricerca ovvero uno spazio che è necessario costruire per esercitare il pensiero riflessivo.
Costruire un curricolo di P4C è un’operazione di rilevanza scientifica e culturale e un atto di rilevanza anche da un punto di vista etico-politico perché l’educazione dei cittadini che crescono abituati a ragionare, a discutere ad argomentare le proprie posizioni è di passaggio fondamentale per il raggiungimento di una dimensione sociale di tipo politico, di democrazia reale.
Far filosofare i bambini, i ragazzi e i giovani vuol dire stimolare e sviluppare un’attitudine critica e autocritica al servizio della razionalità e alla pratica dei propri sentimenti perché per arrivare alla comprensione umana (che si può considerare essere il vero fondamento etico della convivenza democratica) serve l’esercizio e la pratica.
Il dialogo e la comunicazione si trasformano da metodologia a didattica quando ognuno di noi si convince fino in fondo che porta "l’altro" dentro di sé anche quando "l’altro" non ci piace.
Lipman ha dato avvio ad un approccio filosofico che prepara i bambini ad essere pronti ad affrontare meglio il mondo contemporaneo.
La P4C è la migliore preparazione per promuovere una cittadinanza democratica anche se dobbiamo spingerci oltre e pensare ad una cittadinanza globale e fare entrare i bambini in un mondo dove possano sviluppare il loro futuro.
Come fare per raggiungere questo obiettivo?
Lipman è convinto che si dovrebbe sviluppare una certa disposizione in giovane età, una disposizione che non è solo di tipo politico ma anche cognitivo, sociale, psicologico e addirittura religioso.
Per aprire a questa prospettiva, occorre rivolgersi alla P4C attraverso una distinzione funzionale di dimensioni cognitive che si muovono verso una cittadinanza globale.
Una delle condizioni che Lipman ritiene necessaria per raggiungere una cittadinanza globale è pensare ai tre tipi di ragionamento che si possono sviluppare nel settore educativo.
Occorre guardare alle abilità di pensiero come a dei prerequisiti basilari per pensare bene e predisporre un contesto educativo idoneo a sviluppare le inferenze induttive e incoraggiare la formulazione di domande.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario indagare sulla evoluzione della dimensione cognitiva, promuovendo competenze intellettuali complesse all’interno di un contesto strutturato in cui vige lo scambio delle idee, l’apertura all’altro, l’interpretazione e la comparazione, l’attribuzione di senso e di valore.
L’orientamento al valore come pensiero diventa un requisito fondamentale per un’educazione che mira alla formazione di un esercizio cognitivo di livello superiore che integra dimensioni critiche, creative ed affettive attraverso tre categorie funzionali, quali:

  1. Il pensiero critico (critical thinking), che è governato da criteri e rimuove dalla coscienza i pregiudizi, è autocorrettivo e sensibile al contesto. Non dà molto valore alle risposte ma favorisce la loro messa in discussione autocorreggendosi.
  2. Il pensiero creativo (creative thinking) che si muove nel continuo rinnovamento di se stesso, attivando il pensiero originale, le idee euristiche e formando pensieri indipendenti e valori nuovi.
  3. Pensiero affettivo (care thinking) che consente di prendersi cura delle persone attraverso un’attribuzione valoriale intrisa di affettività. E’ una modalità di pensiero che si traduce in azione, dando un senso ed un valore al mondo.
 
Pensiero critico  
 
 
 
Pensiero affettivo
Pensiero creativo

Appartenere ad una cittadinanza globale non significa soltanto avere la consapevolezza di far parte del proprio tempo ma significa saper cogliere la dimensione della tolleranza, del rispetto delle diversità altrui, si deve porre il ragionamento sopra ogni cosa, abituando i bambini a confrontarsi con l’incertezza, a prendere decisione nelle situazioni problematiche e soprattutto a saper sostare nel dubbio.
Queste tre caratterizzazioni sono molto importanti per i bambini nel periodo formativo e occorre promuovere in classe momenti che mettano in luce questi tre tipi di pensiero.
Il programma di P4C è molto flessibile e duttile nella sua applicazione in svariati contesti educativi: per la riduzione dell’handicap, per le difficoltà nelle relazioni interpersonali e per il recupero della devianza giovanile e adulta.

Bibliografia

Uniped
 
 

 

Specialisti disturbi dell'apprendimento Vimodrone (Mi)

 

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