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Istituto di Formazione in pedagogia clinica riconosciuto UNIPED (Unione Italiana Pedagogisti). Censita CNEL. Aderente CoLAP

L'ANTISOCIALITA' INFANTILE E GIOVANILE IN SVIZZERA

del Dottor Andrea Baiguera Altieri lic. jur. svizzero

a.baigueraaltieri@libero.it

1. La famiglia, i coetanei e le istituzioni scolastiche.

Nonostante le tendenze solipsistiche contemporanee, la famiglia, nel bene o nel male, è stata, è e sarà la prima e la più importante cellula di socializzazione, come ampiamente dimostrato da SIEGRIST & MARMOT (2004). Senza dubbio, l'ultra-13enne contesta e rielabora i propri legami familiari, ciononostante il rapporto con i congiunti di primo grado rimane, comunque, basilare sotto molti profili, come l'apprendimento, la comunicazione con l'esterno, la sicurezza personale e la nascita dei normali affetti umani (FLAMMER & ALSAKER, 2002). Tutti gli Autori francofoni, germanofoni ed anglofoni riconoscono che i modelli pedagogici delle famiglie, negli Anni Duemila, sono assai cambiati, ma il bambino e l'adolescente non possono assolutamente affrontare un valido percorso educativo senza l'apporto dei genitori, dei nonni, dei fratelli, delle sorelle e di tutti gli altri componenti della parentela, grazie ai quali si genera, durante lo sviluppo psico-fisico, auto-stima, benessere emotivo e controllo comportamentale. Il tessuto familiare, nell'ultima ventina d'anni, è certamente e pressoché radicalmente divenuto diverso e sovente instabile, tuttavia "questo fatto non deve arrecare un pregiudizio alla salute [ della figliolanza ] … I fattori di stress, come l'assenza dei familiari o come le relazioni familiari negative, sono associati a dei comportamenti giovanili di rischio. L'esperienza della violenza domestica rappresenta, senza alcun dubbio, una notevole minaccia per la salute [ dei figli ] "(DUBE & FELITTI & DONG & CHAPMAN & GILES & ANDA, 2003). Nella gran parte dei casi, in Svizzera, i bambini ed i ragazzi convivono con i loro genitori biologici, pur se abbonda la separazione di fatto o altre situazioni coniugali non tradizionali o, ognimmodo, non propriamente tipiche. Il 2,5% dei giovani, nella Confederazione, è orfano di padre e l'1,1% orfano di Madre. Nello 0,1% del totale sono morti entrambi i genitori. Circa il 70 – 84% degli adolescenti tra i 16 ed i 20 anni vive insieme al padre ed alla Madre ed è impegnato in attività scolastiche. Nell'ambito delle famiglie monoparentali, il figlio / la figlia / i figli vivono insieme alla Madre (12 – 13%) ed i padri separati o divorziati si caricano, da soli, delle responsabilità genitoriali senza una compagna in rari casi (2 – 3% circa). In Svizzera, come in tutto l'Occidente, è in crescita il numero percentuale della figliolanza cresciuto dalla Madre che convive con un patrigno (5,8% dei casi), mentre è più raro, all'inverso, che il padre biologico affidi i propri bambini alla moglie di secondo letto. Il 2,2% dei genitori è solo (vedovo / separato / divorziato). Il 3, 5% convive. Un 2,2% fa l'esperienza, tutt'altro che facile, dell'affido condiviso. La percentuale dei figli adottivi, nella Confederazione, non supera uno scarso 1,3 – 1,4%. Le figlie femmine adottate fanno ingresso nella nuova famiglia verso i 5 anni d'età, mentre i maschi vengono inseriti verso i 2 anni.
Nel 2002, la Pubblica Amministrazione di rango federale ha delegato ad un'équipe accademica la mappatura dei comportamenti e delle devianze dei giovani svizzeri in età scolare. Il 90 – 91% degli intervistati tra i 16 ed i 20 anni d'età ha dichiarato che "i miei genitori mi accettano così come sono ", ma soltanto il 53,7% dei ragazzi (63,6% delle ragazze) confessa che "io racconto spesso le mie difficoltà ed i miei problemi ai miei genitori ". L'81,6% dei giovani ha esternato che "i miei genitori mi capiscono "ed un buon 80% ha riferito che "i miei genitori si accorgono quando sono triste ". Altrettanto positivo è che il 92,5% dei figli maschi (90,5% per le figlie femmine) ha manifestato che "io ho confidenza con i miei genitori ", inoltre, che "i miei genitori mi danno fiducia "(90,3% per i ragazzi e 89,7% per le ragazze).
Nell'ambito del contesto sociale giovanile svizzero, l'80 – 88% degli adolescenti elvetici parla con i genitori con attinenza al proprio stato di salute psico-fisica. Più dettagliatamente, il 69,5% delle figlie ed il 64,4% dei figli confida problematiche di natura scolastica. Tuttavia, il grado quantitativo e qualitativo della fiducia intra-familiare scende nell'11,4% delle ragazze e nell'8,4% dei ragazzi i cui genitori sono in procinto di separarsi o di divorziare. La percentuale degli / delle ultra-16enni iper-ansiosi a causa della separazione genitoriale aumenta ancor di più nel sotto-gruppo delle figlie femmine, mentre i figli maschi manifestano una maggiore resilienza. Tendenzialmente, durante la spartizione dei coniugi, le ragazze in età adolescenziale recano maggiori sofferenze in tanto in quanto la figliolanza femminile, suo malgrado, assume il pessimo ruolo di oggetto dei ricatti e delle dispute tra l'ex marito e l'ex moglie (RAIHA & SOMA, 1997).
Sotto il profilo dell'igiene mentale giovanile, "costruire e mantenere delle relazioni gioiose con degli amici è un elemento essenziale del benessere dei giovani. I ragazzi dai 16 ai 20 anni senza relazioni amicali si sentono meno bene e cadono più facilmente in stati depressivi. Essi hanno un'immagine più negativa di se stessi e hanno l'impressione di essere diversi "(ALSAKER, 2000). Giustamente, ROKACH & BAUER & ORZECK (2003) sottolineano l'importanza, in età adolescenziale, di "essere accettati ed apprezzati ". L'ultra-13enne necessita di condividere con altri i propri interessi e le prassi comportamentali vengono assai influenzate dai gruppi di coetanei, tanto in senso potenzialmente positivo quanto in senso potenzialmente negativo (DISHION & OWEN, 2002).
Il 93,4% dei nativi digitali svizzeri dichiara di essere ordinariamente inserito all'interno di dinamiche amicali. Le adolescenti femmine sono tendenzialmente più solitarie, oppure selezionano maggiormente le coetanee con cui confidarsi, allorquando, viceversa, i ragazzi maschi dimostrano meno difficoltà nel relazionarsi con altri soggetti della medesima età. Come prevedibile, anche nella Confederazione, il luogo d'incontro principale è l'ambiente scolastico. Dal punto di vista statistico, sempre nella fascia anagrafica dai 16 ai 20 anni, le compagnie giovanili non riservano particolari stranezze o particolarità sociologiche e, inoltre, almeno dal punto di vista quantitativo, i maschi stringono più legami delle giovani femmine, le quali, come normale, scelgono le amiche con più cura e con una diffidenza iniziale maggiore rispetto ai coscritti uomini. Negli Anni Duemila, il 96% delle allieve ed il 93,4% degli allievi svizzeri dichiara di "essere accettato "dagli amici senza particolari problematiche, pur se un moderato disagio, peraltro normale e fisiologico, tange l'8,7% circa delle studentesse ed il 18,4% degli studenti, le quali / i quali non riescono ad inserirsi in maniera ottimale, ma questo "zoccolo duro "non rappresenta affatto un dato né allarmante né straordinario.
Probabilmente, le amicizie non costituiscono né un dilemma né un problema per la gioventù svizzera, giacché si tratta pur sempre di dinamiche comportamentali prevedibili, spontanee e gestibili, anche nel caso dell'insorgenza di fenomeni perenni come l'aggressività, il bullismo e la micro-criminalità. Viceversa, la Scuola riserva maggiori preoccupazioni, poiché, nell'Istituzione Scolastica, è difficile controllare e migliorare "la comunicazione con gli insegnanti, la coesione della classe [ scolastica ] e l'effetto normalizzatore della scuola sulle relazioni sociali "(NEUENSCHWANDER & HERZOG & HOLDER, 2001). Anzi, le Scienze Pedagogiche elvetiche (VUILLE & SCHENKEL, 2002) hanno sottolineato di frequente che, durante la scolarità obbligatoria, l'inserimento o, all'opposto, l'esclusione sono fattori determinanti anche nell'ambito dell'auto-stima, delle devianze tossicomaniacali, dei disturbi alimentari e di tutta una serie di potenziali condotte border-line apparentemente non connesse all'apprendimento culturale. L'impegno scolastico pre-universitario non va affatto sottovalutato o banalizzato, dal momento che lo sviluppo della personalità è parallelo all'apprendimento di nozioni culturali. La Scuola dell'obbligo rafforza o, viceversa, abbatte la stima dell'allievo verso se stesso (FLAMMER & ALSAKER, ibidem). Inoltre, lo Studio costituisce la prima importante occasione per saper gestire in modo idoneo il tempo libero, che inizia a diminuire rispetto a quanto accadeva durante l'età infantile (GALAIS, 2001). In terzo luogo, le valutazioni dei Docenti sono assolutamente fondamentali, giacché il voto numerico costituisce "l'equilibrio tra la fatica e la ricompensa, e questo influenza poi la stima di sé "(SIEGRIST & MARMOT, ibidem).
Fatta salva la cifra oscura ineliminabile ed ammessi gli eventuali errori di calcolo, l'83% degli scolari svizzeri ultra-16enni si dichiara ben inserito nella propria classe ed il 43 – 45% riesce a comunicare con i Professori, che, nel 73 – 78% dei casi, hanno fiducia negli allievi, tanto sotto il profilo culturale quanto dal punto di vista umano. Tuttavia, solo il 69 – 70% degli adolescenti afferma di non essere frustrato a causa delle votazioni riportate, il che riapre il dibattito attinente al legame inscindibile tra rendimento, riconoscimento ed auto-stima. In Svizzera, negli Anni Duemila, il 27% delle studentesse ed il 23% degli studenti sostiene di avere problemi scolastici seri. Più specificamente, il 29% dei ragazzi ed il 50% delle ragazze reputa eccessivo il carico quantitativo delle materie da studiare.

2. La salute psico-fisica degli adolescenti svizzeri.

Il benessere e la spontanea vitalità giovanile non debbono ingannare, giacché, come osservato non superficialmente da DESCHAMPS (1987), la salute fisica può nascondere patologie ben più gravi. P.e., sotto il profilo dell'igiene mentale, "una parte non trascurabile [ dei giovani ] vive, in modo transitorio o stabile, dei malesseri o dei passaggi difficili, a causa dei quali i ragazzi sono costretti a trovare degli appoggi o dei rimedi in se stessi o grazie ai loro familiari "(DESCHAMPS, ibidem). A livello statistico, le adolescenti femmine degli Anni Duemila dichiarano, per il 7,7%, di godere di una salute "eccellente ", che, per il 43,1%, è, tutto sommato, "buona ", oppure "molto buona "per il 42,4%, ma rimane un 6,1%, da unire alla cifra oscura, secondo cui lo stato di salute è "mediocre / pessimo ". Anche nel caso dei ragazzi maschi, di primo acchito, l'equilibrio psico-fisico è auto-percepito come "eccellente "in misura del 19,9%, "molto buono "per il 39,1%, "buono "per il 34,6%, ma non va sottovalutato il parere negativo, e senz'altro sincero, di un 5,8% che si sente male. La realtà si rivela decisamente peggiore allorquando gli adolescenti sono chiamati a rispondere a questionari dettagliati e particolareggiati.
Come prevedibile, le studentesse femmine dai 16 ai 20 anni d'età riferiscono molte più patologie psico-fisiche rispetto ai coetanei maschi. L'11,4% delle ragazze reca eczemi, l'11,9% mal di gambe, il 16,5% malanni di stagione, il 19,7% miopia e/o astigmatismo, il 19,7% infezioni alle vie respiratorie, il 25,3% problemi ginecologici, il 30,3% mal di pancia, il 37,4% cefalee. Viceversa, gli adolescenti svizzeri maschi dimostrano, come normale, una resistenza fisica maggiore o, ognimmodo, una tendenza a non trasformare il disagio situazionale in pretesti per sfuggire a situazioni di impegno e di ordinaria fatica. Per la verità, la maggior parte delle carenze di salute giovanili costituisce un modo per criptare problematiche afferenti non allo stress fisico, bensì a quello emotivo, come dimostrano le auto-dichiarazioni relative ad ambiti ansiogeni quali le relazioni con gli amici, le relazioni con i genitori, la vita sentimentale e le difficoltà di tipo scolastico. I nativi digitali elvetici degli Anni Duemila cercano di stordire lo sforzo eccessivo e gli stati depressivi attraverso bevande alcooliche e/o sostanze stupefacenti, ma è bene precisare che il disagio comportamentale è nascosto dietro presunte patologie fisiologiche che, nella maggior parte dei casi, non sussistono veramente, come nella proverbiale e frequente fattispecie del mal di testa o dell'indisposizione generale finalizzati ad evitare i doveri imposti dall'Autorità Scolastica. Oppure ancora, si ponga mente a quel 27,1% di studentesse infra-21enni che manifesta disturbi dell'alimentazione dietro ai quali si nascondono situazioni di natura psicologica che nulla hanno a che fare con l'equilibrio del corpo. Siffatte condizioni di ansia anticipatoria recano al consumo poli-tossicomanico di alcool e droghe, ma è doveroso rimarcare, di nuovo, l'eziologia morale e non biologica insita nell'uso giovanile di sostanze illecite o semi-lecite. Se si comparano le Statistiche attuali con quelle degli Anni Novanta del Novecento, si può agevolmente osservare che, a livello meta-temporale, l'adolescente dichiara malesseri organici pretestuosi per non dover dichiarare insufficienze e lacune del comportamento percepite come inaccettabili e fonte di rimprovero da parte dei genitori e dell'Istituzione Scolastica. Senza riservare sorprese straordinarie, i Censimenti federali svizzeri sulla popolazione giovanile, tanto nel Novecento quanto nel Duemila, dimostrano e confermano che la Madre di famiglia, sia per i ragazzi sia per le figlie femmine, costituisce il punto di riferimento fondamentale per la risoluzione delle problematiche psico-fisiche o, come anzi detto, di quelle più psichiche che fisiche. Tuttavia, le difficoltà psicologiche, ovverosia le relazioni con fidanzati / fidanzate / amici / amiche rinvengono una valvola di sfogo nei gruppi dei coetanei, pur se rimane una tendenziale auto-percezione della solitudine e dell'isolamento, il che conferma, senza troppe emergenze o allarmi sociali, la tendenziale difficoltà emotiva tipica dei soggetti di età compresa tra i 16 ed i 20 anni.
L'acceso disagio comportamentale degli adolescenti non è una scoperta recente, come dimostrato in modo scientifico da memorabili Studi degli Anni Settanta e Novanta del Novecento (JESSOR & JESSOR, 1977 – JESSOR, 1991). Giustamente, ARENES & JANVRIN & BAUDIER (1998) esortano a mantenere la giusta misura, ma senza sottovalutare pur sempre che "la percezione che i giovani hanno della propria salute è caratterizzata da un paradosso: la maggioranza [ dei ragazzi ] si reputa, globalmente, in buona salute, ma un'analisi più dettagliata sui vari campi tematici lascia trasparire delle lacune importanti, soprattutto nell'ambito della salute mentale e relazionale [ … ] le ragazze hanno più coscienza dei loro bisogni di salute e manifestano più facilmente le questioni che le preoccupano, ma esiste anche una minoranza di giovani, tra il 20 ed il 30%, che ha delle difficoltà non trascurabili in tutti gli ambiti ". Altrettanto vero è che i genitori, nel caso dei / delle adolescenti, rimangono delle figure basilari, senza il cui appoggio il giovane infra-20enne non sviluppa una buona resistenza alle frustrazioni (LUTHAR & CICCHETTI & BECKER, 2000 – RESNICK, 2000). Purtroppo, la Pedagogia contemporanea esalta, in maniera ipertrofica, l'egualitarismo esasperato tra i due sessi, ma i riscontri pratici invitano, nella vita quotidiana, a distinguere non poco tra l'ultra-15enne maschio e l'ultra-15enne femmina (MEIER, 2003). Dunque, la Teoria del "no-gender "appare alla stregua di una forzatura intellettualoide priva di concretezza e di realismo, poiché "l'approccio individuale di certe problematiche e la predisposizione dei programmi di prevenzione devono tenere in conto le specificità delle ragazze e quelle dei ragazzi "(MEIER, ibidem).

3. L'uso di sostanze tossico-voluttuarie presso i nativi digitali svizzeri.

Sovente viene dimenticato o sottovalutato il pericolo psico-fisico rappresentato dalle bevande alcooliche, semi-liberalizzate e responsabili di gravi danni sul cervello e sull'intero equilibrio corporale degli adolescenti. In buona sostanza, come osservato da EZZATI & LOPEZ & RODGERS & VANDER HOORN & MURRAY (2002), "questa sottovalutazione va rigettata, perché il consumo d'abuso dell'alcool resta uno dei problemi sanitari più seri della Svizzera. Il consumo problematico di alcool occupa il terzo posto dopo quello del tabacco e dell'ipertensione come causa di malattia presso il totale della popolazione ". L'utilizzo eccessivo di preparati etilici reca un impatto devastante, soprattutto in età adolescenziale e le conseguenze rimangono visibili anche entro una prospettiva di lungo periodo (ELLICKSON & TUCKER & KLEIN, 2003). Nella confederazione degli Anni Duemila, si sta diffondendo la moda giovanile del "binge drinking ", ovverosia della gara di bere almeno cinque bicchieri di alcoolici insieme in pochi minuti sino a raggiungere il torpore e lo stordimento. A livello statistico, i ragazzi maschi svizzeri prediligono il vino e, soprattutto, l'assai pubblicizzata birra, mentre le ultra-13enni femmine si orientano verso gli alcopops, i cocktails esotici e la vodka aromatizzata, che altera meno l'alito dopo le bevute. Il 30% dei giovani maschi infra-20enni dichiara di consumare birra più di una volta alla settimana, il 20,9% ne fa uso 1 volta alla settimana, ed uno scarso 25,1% asserisce di bere birra in modo auto-percepito come "moderato ". Il problema non va sottovalutato nemmeno tra le studentesse, che abusano di cocktails nella misura del 55,3% del totale. Gli aperitivi troppo frequenti tangono, non senza pericolo, un buon 49,9% delle infra-20enni elvetiche, il cui fegato, come fisiologico, metabolizza meno rispetto a quanto accade per la parte maschile dei bevitori. Il consumo di birra, vino e whisky, negli Anni Duemila, è quantitativamente stabile ai livelli dei primi Anni Novanta del Novecento, ma, qualitativamente, le ragazze svizzere che si ubriacano sono aumentate del 10% e preferiscono alcopops e cocktails. Come noto, nella Confederazione, la Normativa vigente impedisce, sotto il profilo teorico, l'acquisto di alcoolici da parte dei / delle minorenni, ma si tratta di una regola puramente astratta, in tanto in quanto l'accesso rimane tutt'oggi libero ed indisciplinato anche da parte degli infra-18enni.
Una Statistica di SCHMID (2003) ha rilevato che l'uso di alcool presso le ragazze è molto precoce e l'età della prima bevuta problematica è scesa sotto i 15 anni d'età, mentre, nel 1993, i primi effetti negativi si manifestavano non prima dei 19 - 20 anni. Sempre SCHMID (ibidem) indica i 16 anni come l'età-limite per il primo episodio di ebbrezza, che tocca precocemente e drammaticamente il 25,4% delle adolescenti femmine nonché il 41,9% degli adolescenti maschi. In realtà, in Svizzera, il primo approccio alla birra ed ai vini si situa verso la fascia anagrafica dei 13 – 17 anni e tale fenomeno si concentra specialmente nelle notti tra il Sabato e la Domenica o durante i ponti festivi. Tra il 1993 ed il 2002, le cifre dimostrano che l'ebbrezza reca una serie di conseguenze non soltanto auto-lesive, bensì anche etero-lesive, come dimostrano le problematiche degli incidenti stradali, della violenza tra coetanei, delle risse e persino dei danni a livello di rendimento scolastico. Il 20 – 30% dei maschi maggiorenni ammette di aver guidato almeno due volte sotto l'effetto di bevande alcooliche. Il 7,1% dei ragazzi svizzeri ha avuto rapporti sessuali sotto l'effetto di vini, birre e liquori ed il 4,1% delle ragazze ha subito contatti intimi senza deliberato e pieno consenso a causa dell'alcool, che provoca difficoltà scolastiche nel 5,3% dei maschi e nel 2,9% delle studentesse. Il 16% dei giovani adolescenti ha avuto difficoltà economiche a causa dell'abuso di bevande alcooliche ed il 17,6% degli adolescenti si è reso protagonista di risse causate da stati di ebbrezza. Il 5,4% delle ultra-15enni e l'8,5% degli ultra-15enni ha problemi relazionali in famiglia per l'eccessivo consumo di vino, birra, vodka e cocktails aromatizzati. Le bevande alcooliche sono pure responsabili di stupri collettivi, il che reca a danni psicologici indelebili soprattutto nel caso delle giovani bevitrici femmine (NARRING & WYDLER & MICHAUD, 2000). Come summenzionato, è molto in voga, nella Confederazione, la sfida, tra gli ultra-16enni, a chi sopporta più bicchieri di super-alcoolico e ciò manifesta una traumatofilia inaccettabile, alla luce dei numerosi omicidi stradali imputabili all'alcool (LE BRETON, 1991). Purtroppo, molto Ordinamenti giuridici non prevedono il ritiro della patente in caso di un tasso alcoolemico superiore allo 0,5 per mille ed il problema, del resto, è diffuso anche presso gli apparentemente civili Paesi nordici, come registrato da BERGMAN & RIVARA (1991). L'industria vitivinicola crea parecchie remore anti-proibizionistiche, ma la società elvetica necessita, oggettivamente, di divieti maggiormente severi, almeno nei confronti dei soggetti con un'età compresa tra i 16 ed i 20 anni.
La cannabis, in Svizzera, costituisce un'autentica piaga giovanile, specialmente quando l'hashish e la marjuana sono associate a bevande alcooliche. Ormai, è acclarato che la legalizzazione della canapa ad uso ricreativo genera danni psico-fisici resistenti ai neurolettici. Anzi, la perdita dell'equilibrio mentale reca a condotte ed ideazioni schizoidi non trattabili nel lungo periodo e tale realtà è corroborata ed aggravata dall'aumento del THC cagionato dalla coltivazione indoor. Molto pertinentemente, LYNSKEY & HALL (2000) hanno descritto nei dettagli i danni mentali e familiari della cannabis, come psicosi, turbe, crollo del rendimento scolastico, perdita di contatti sociali ed isolamento patologico. A parere di chi scrive, alla luce della drammatica esperienza collettiva del Canton Ticino, non esistono finalità ricreative o terapeutiche della canapa, molto simile all'LSD ed ai funghi allucinogeni, pur se entro una prospettiva subdolamente e silenziosamente di lungo termine. Anche in ambito oncologico, per fare un esempio, il THC e gli altri 63 cannabinoderivati non producono per nulla effetti positivi ed antidolorifici. Il 68% dei 19enni svizzeri maschi ha provato la canapa almeno una volta nella vita. Tale percentuale è del 54,8% per i 16enni, del 59,8% per i 17enni, del 64% per i 18enni e del 72,7% per i 20enni. Malaugurevolmente, anche le native digitali femmine con cittadinanza o residenza svizzere, tra i 16 ed i 20 anni d'età, dichiarano di aver fumato hashish o marjuana, pur se in misura leggermente inferiore rispetto ai coetanei maschi. Il 48,8% dei maschi 15enni nati nel Duemila consuma tutt'oggi canapa. Eguale osservazione vale per il 38,7% delle native digitali femmine le quali, negli Anni Novanta del Novecento, rappresentavano uno scarso 9,9%. Più del 68% dei nati nel 1999 usa o ha usato spinelli e la tendenza è attualmente preoccupante per i giovani maschi anche maggiori degli anni 20 d'età.
Un 72,1% delle studentesse svizzere, negli Anni Duemila, dichiara di non aver mai fumato canapa, mentre il 12,9% delle ragazze la assume non meno di due volte al mese, un 5,1% nove volte al mese, un 4,7% spesso ed un 3,8% tutti i giorni. Tuttavia, gli adolescenti maschi rivelano un panorama molto più agghiacciante, giacché il 12,7% di loro fa un uso giornaliero di hashish o marjuana, un 8,7% ne fa uso spesso, un 6,3% almeno nove volte al mese ed un 12,4% circa due volte al mese. Soltanto il 58,4% dei giovani uomini si astiene dal fumare Tetraidrocannabinolo. Inoltre, dalla Statistica di SCHMID (ibidem) risulta che "la percentuale dei ragazzi che hanno sperimentato [ la cannabis ] nella loro vita è sensibilmente aumentato ", tanto che oggi, p.e. in Canton Ticino, l'astinenza totale dall'hashish è un privilegio salutista quasi scomparso, tranne per una scarsa percentuale di ragazze femmine (un 4% circa nella Svizzera italiofona). L'hashish e la marjuana costituiscono, purtroppo, un rituale di passaggio alla moda e tale devastante tendenza risulta aggravata dall'antiproibizionismo falsamente progressista che non menziona le conseguenze negative del THC entro una prospettiva di lungo periodo. Sarebbe utile abbandonare le strumentalizzazioni elettorali e riflettere sul fatto che l'uso di cannabis crea problemi acuti nel rendimento scolastico, provoca incidenti stradali, risse, violenza domestica e, soprattutto, una libido senza freni inibitori, dunque stupri o, comunque, rapporti intimi nei quali la giovane non dà un consenso pienamente deliberato, con ripercussioni psicologiche negative già durante la minore età della vittima violentata. Il torpore creato dall'uso frequente di hashish e marjuana toglie forza alla volontà personale e provoca una bassa concentrazione in ambito scolastico o alla guida di motocicli e automobili. Giustamente, SCHMID (ibidem) sottolinea che il problema è troppo sottaciuto, in tanto in quanto, anche nella Confederazione, "c'è la tendenza ad un consumo generalizzato della cannabis. Una cifra crescente di adolescenti la consumano quotidianamente, anzi più volte al giorno, con la conseguenza di problemi scolastici in stretta relazione con tale consumo ".
Da una ventina d'anni circa, è cresciuta la porzione degli infra-20enni svizzeri che fanno uso di ecstasy, cocaina, ma anche colle e solventi con effetti psicotropi o psichedelici. Il crack è utilizzato abitualmente dall'8,1% dei ragazzi maschi, mentre il consumo di eroina e sceso ad un entusiasmante 1,7%. L'LSD e le colle inalate costituiscono il 22,9% del consumo giovanile di droghe. L'ecstasy (MDMA, MDMB, MDA e relativi composti) è altrettanto facilmente abbordabile e reperibile, specialmente all'uscita delle discoteche e degli altri locali notturni. Un 5,5% delle adolescenti femmine tra i 16 ed i 20 anni ha sperimentato almeno una volta una pasticca di ecstasy o un bollo di acido lisergico. Abbonda pure il GHB, soprattutto nei contesti border-line che sfociano negli stupri giovanili di gruppo penalmente rilevanti. Purtroppo, come registrato da SCHMID (ibidem), "uno dei risultati più preoccupanti concerne il consumo di cocaina, che tocca una parte considerevole di giovani (soprattutto ragazzi). Il tasso è molto elevato presso i giovani intorno ai 15 anni d'età ". L'unico risultato confortante, presso gli infra-20enni svizzeri, è la scomparsa pressoché totale dell'eroina iniettata per via endovenosa, il che ha aiutato a contenere le infezioni provocate dallo scambio di siringhe. L'équipe accademica francofona INSERM (2001) ha censito che "è tra i 16 ed i 20 anni (comunque dopo i 15 anni) che i giovani hanno il loro primo contatto con sostanze psicoattive illegali diverse dalla cannabis. Questo vale tanto per le droghe sintetiche quanto per la cocaina. Il costo nettamente più elevato di questi prodotti e la loro disponibilità limitata a degli eventi festivi precisi come i raves sono una delle spiegazioni di questo fenomeno ".
Le sostanze stupefacenti, nei Cantoni elvetici, sono una vera e propria piaga che lede gravemente il mondo giovanile. Negli Anni Novanta del Novecento, DELBOS-PIOT & NARRING & MICHAUD (1995) esultarono per la diminuzione degli eroinomani, ma gli Anni Duemila hanno fatto registrare un vero e proprio boom di preparati ancor più dannosi, senza contare l'aumento degli ultra-15enni uncinati dalla cocainomania e/o dall'alcooldipendenza. Le sintesi chimiche ad uso tossicovoluttuario non conoscono limite e comportano costi di produzione assai bassi. La Politica del Quattro Pilastri è apprezzabile, ancorché non onnipotente, poiché il tossicomane non etero-lesivo non è tenuto ad ubbidire ad una Medicina assistenzialistica che non risolve alla radice disagi tanto individuali quanto familiari.

4. La violenza fisica anti-giuridica presso i nativi digitali svizzeri.

Entro i limiti della ragionevolezza e, soprattutto, della non auto- / etero- lesività, "durante l'adolescenza, la frequenza delle condotte aggressive è talmente elevata, rispetto ad altre fasi della vita, che molti considerano l'aggressività come una componente normale dell'età giovanile [ … ]. Tra l'infanzia e l'adolescenza, i comportamenti anti-sociali aumentano, anche se questo non li giustifica "(FLAMMER & ALSAKER, ibidem). Anche secondo MOFFITT (1993), va accettato un certo margine di esuberanza aggressiva durante l'età dello sviluppo, purché tali condotte border-line non perdurino anche dopo la fine del percorso evolutivo. Assai pertinentemente, MOFFITT (ibidem), unitamente a molti altri Dottrinari anglofoni, precisa che "gli adolescenti tentano di acquisire lo status di adulti attraverso una rottura delle norme [ … ] la delinquenza, purché limitata all'adolescenza, è un fenomeno passeggero che inizia con l'adolescenza e sparisce con l'ingresso nell'età adulta. [ … ] Ma altri Studi segnalano che questo tipo di delinquenza può prolungarsi anche dopo l'adolescenza e questo lascia delle tracce nelle fasi successive della vita ". Con un lessico molto affascinante, SILBEREISEN & NOACK (1988), nell'ambito delle Scienze Pedagogiche statunitensi, affermano che "il proibito esercita una grande attrattiva presso i giovani, specialmente quando essi vogliono staccarsi da ogni autorità. Essi considerano le condotte [ violente ] come un possibile tentativo di accelerare, in maniera dimostrativa, il passaggio all'età adulta, quando non vi è alcun altro mezzo per accedere ai privilegi che caratterizzano [ l'età adulta ] ". ciononostante, nelle Statistiche psicologiche e criminologiche elvetiche degli Anni Duemila, il dilemma non è sapere se gli infra-20enni hanno delinquito, bensì sapere come ed in che misura essi si sono resi responsabili di infrazioni giuridiche, qualitativamente e quantitativamente più o meno gravi.
Il 15,2% dei ragazzi svizzeri nati dopo il 1999 si auto-dichiara reo di danneggiamento, il 21,3% di piccoli furti, il 6,3% di incendio doloso, il 12,9% di porto abusivo di un'arma o, comunque, di oggetti contundenti, il 3,4% di rissa ed il 14,4% di un'infrazione alla Legge federale sugli Stupefacenti (BetmG).
Nel contesto delle ragazze femmine, come normale, l'etero-lesività risulta meno intensa e prevale un 6,9% di violazioni della BetmG. Ognimmodo, sotto il profilo statistico, il 60% dei nativi digitali elvetici risulta incensurato e senza carichi pendenti e soltanto un 32% è stato inquisito dall'Autorità Giudiziaria, la quale, nel Diritto Penale Minorile svizzero, spesso abbandona il Procedimento per tenuità del fatto oppure perché il minorenne è già stato colpito seriamente dalle conseguenze del reato. Giova, infatti, ricordare che, nell'Ordinamento giuridico elvetico, a differenza di quanto previsto in Italia, l'azione penale è semi-obbligatoria, soprattutto nei confronti degli infra-18enni e dei giovani adulti infra-25enni.
Purtroppo, la cronaca televisiva enfatizza episodi delinquenziali che tangono soltanto un 11% circa dei ragazzi, i quali, nella maggior parte dei casi, non sono recidivi e si sono resi protagonisti di furti bagatellari, imbrattamenti di muri con graffiti o modiche dosi di cannabis fumate in occasioni di raves o altri raduni collettivi. Il vandalismo dei nativi digitali risulta quantitativamente pari a quello perpetrato dalla popolazione giovanile nei primi Anni Novanta del Novecento. Le fasce anagrafiche maggiormente colpite concernono i 16, i 17, i 18 ed i 19 anni d'età, mentre i 20enni manifestano meno devianze aggressive, il che conferma un panorama stabile, ancorché non idilliaco.
Per quanto afferisce all'uso di coltelli o altre armi bianche, KILLIAS & RABASA (1997) denotano che, stranamente ed a-tipicamente, "le armi non sembrano affatto essere portate in compensazione di una struttura fisica gracile e nemmeno esse offrono una protezione più efficace contro gli atti di violenza. I giovani armati sono spesso quelli più robusti e di solito sono quelli che, in passato, hanno subito violenze essi stessi ". FLAMMER & ALSAKER (ibidem) sono decisamente ottimisti, in tanto in quanto sostengono che "abbiamo compreso, ecco la buona notizia, che la delinquenza [ giovanile ] non è la norma. I giovani responsabili di atti delittuosi e di atti di violenza sono di solito quelli che in passato sono stati oggetto di violenze. Sicuramente, la base di una carriera delinquenziale grave e duratura è generalmente posta durante l'infanzia. L'interazione di fattori biologici (certe turbe) e l'inquadramento sociale gioca, a tal proposito, un ruolo centrale, ma la prevenzione deve iniziare prima possibile, per alcuni già durante l'infanzia".

B I B L I O G R A F I A

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Dottor Andrea Baiguera Altieri lic. jur. svizzero

a.baigueraaltieri@libero.it

Uniped
 
 

 

Specialisti disturbi dell'apprendimento Vimodrone (Mi)

 

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