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ADHD: UNA LEGGE REGIONALE E IL COMMENTO DI PIERO CRISPIANI*

La Regione Piemonte approva una Legge Regionale sul divieto dei test di ADHD nelle scuole e tutela i bambini dall'abuso di sostanze psicofarmacologiche
Approvata all'unanimità la Legge n. 405
"Norme in materia di uso di sostanze psicotrope su bambini ed adolescenti"
proposta dal Consigliere Regionale Gianluca Vignale (AN) e dal Presidente del Consiglio Regionale Davide Gariglio (Margherita).
L'art. 4 vieta la somministrazione di test per l'ADHD e altri testi psicopatologici all'interno delle strutture scolastiche, mentre l'art. 3 introduce l'obbligo del “consenso informato” che deve essere sottoscritto dai genitori del minore per i quali è stato proposta la somministrazione di psicofarmaci (norma già esistente).
Si impone che “il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta, lo psichiatra o il neuropsichiatra infantile interessato forniscano, in forma scritta e dettagliata, l’indicazione dei possibili vantaggi, esaurienti informazioni in ordine ai possibili effetti collaterali del farmaco ed ai possibili trattamenti alternativi ed alle modalità di somministrazione."
Questo provvedimento legislativo, senza precedenti in Europa, rappresenta un grande passo avanti per la protezione dell'infanzia e delle famiglie a fronte di una campagna di marketing che cerca di VENDERE nuove malattie senza alcun fondamento scientifico – ha affermato il dott. Roberto Cestari, medico e presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), ente promotore dell'iniziativa legislativa.
"Non si tratta di negare aiuto a chi soffre, ma ogni bambino ha diritto alle soluzioni appropriate. Qui ci confrontiamo con diagnosi ove si confondono sintomi con malattie. Il tutto in assenza di ogni fondamento scientifico adeguato. Se a questo aggiungiamo la conseguente somministrazione di psicofarmaci, il quadro è persino grottesco. Non dimentichiamo che la diffusione della somministrazione di psicofarmaci ha raggiunto negli USA ben 11 milioni di bambini e adolescenti, alcuni dei quali si sono successivamente resi responsabili delle stragi in diverse scuole americane. Noi NON vogliamo che ciò accada anche in Italia - ha aggiunto il dott. Cestari – e l'unico modo per tutelare i bambini è rappresentato dalla corretta informazione alle famiglie e insegnanti sul problema e ampliando i meccanismi di controllo ai genitori e insegnati attraverso:
1) Un fermo NO all'introduzione ed effettuazione nelle scuole italiane di test per effettuare diagnosi sull'ADHD o altre presunte malattie mentali.
2) Un migliore controllo e maggiori avvisi agli utenti in relazione a farmaci che presentano gravi rischi per la salute di chi li assume, nonché di essere utilizzati come droghe e conseguentemente spacciati.
Seguendo l'onda Statunitense, in Italia ben 82 centri sono stati accreditati per la diagnosi e cura dell'ADHD. "Nei fatti l'ADHD è solo un sintomo e la sua diagnosi non ha alcuna base scientifica, ciò è fin troppo noto nella comunità scientifica internazionale – ha aggiunto la dott.sa Maria Elena Testa. Coordinatrice regionale del CCDU - Siamo davvero sicuri che i genitori di un bambino difficile siano disposti a far assumere farmaci che possono produrre seri e imprevedibili effetti collaterali sui propri figli? E soprattutto, ne sono a conoscenza?"

COMMENTO DEL PROF. PIERO CRISPIANI
Università di Macerata
Pedagogista clinico
Presidente della Unione Italiana Pedagogisti www.UNIPED.it

La regione Piemonte ribadisce una tendenza già espressa dal SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatrica Infantile), dal Comitato “Giù le mani dai bambini” e da molti esperti.
1. Giustamente il riconoscimento della sindrome richiede cautela e discriminazione sia da altre forme patologiche sia della frequente esuberanza infantile.
2. 2. I test (“reattivi psicometrici”), non sono strumenti diagnostici idonei a tale disturbo che, infatti, è un disturbo qualitativo più che quantitativo, un disordine funzionale più che un deficit funzionale.
3. L’ADHD non è misurabile, ma è descrivibile e narrabile, pertanto si presta ad una rilevazione clinica di natura sincronica (descrittiva dei sintomi/comportamenti) e narrativa (del pregresso).
4. I test psicopatologici non sono pertinenti in questa sindrome, che ha origine neurobiologica (non psicogenetica) e, comunque, quei test sono di pertinenza dei figure specializzate (psicologi e neuropsichiatri), da non fare a scuola.
5. Circa gli psicofarmaci (ritalin, ecc.) esiste già una normativa che ne regola l’accesso (in modo più o meno restrittivo). E’ ovvio, come in ogni caso, che i genitori devono esserne informati.
6. Bene fa la regione Piemonte ad istituire un modello informativo ben adeguato.
7. E’ vero che c’è un eccesso di diagnosi in merito.
8. Specialisti di questa sindrome dovrebbero essere coloro che si sono formati in proposito, non psicologi o psichiatri solo per titolo di studio o abilitazione. Su questa sindrome come sui DSA andrebbero normate forme di legittimazione dietro specifica formazione, poiché si tratta di “diagnosi sindromiche” (fatte solo sui sintomi) e di trattamenti di natura educativa (non psicoanalitica).
9. L’ADHD non è solo un sintomo, è una sindrome, rimanda ad un quadro sindromico, è riconoscibile clinicamente, a volte perdura anche negli adulti.
10. A volte l’ADHD si manifesta in co-morbilità ad altri disturbi qualitativi (DSA , disturbi neuromotori, alterazioni nervose).
* Piero Crispiani, presidente nazionale UNIPED

Uniped
 
 

 

Specialisti disturbi dell'apprendimento Vimodrone (Mi)

 

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